RokSlideshow
Libertà e famiglia |
Marco F. Una decisione difficile da prendere, caro M., come tutte le decisioni che mettono in conflitto la parte razionale che prevede, organizza, progetta, con quella emotiva che è senza tempo e senza obiettivi, alla quale spetta l'istintività (della specie?) e l'affettività.
Cosa vuol dire metter su famiglia? forseinnamorarsi? far figli? oppuremagarientrare in un ruolo diveso socialmente, quello del padre e del marito? Per certi versi la civiltà che conosciamo premia i ruoli: cittadino, lavoratore, consumatore, padre, figlio, marito, amico. Il ruolo è un modo come un altro per sentire di avere un'identità chiara, riconoscibile.
Credo che ognuno debba fare i conti con se stesso, innanzitutto, prima che con l'immagine che ci arriva di ciò che fanno le persone intorno a noi, o le aspettative sociali e relazionali. Lei dice bene: possibile che tutti siano in errore? no, non è possibile. Le famiglie si moltiplicano e si ricreano di generazione in generazione, e indubbiamentevi èqualcosa di magico. Nello stesso tempo non è l'unica via dell'esistenza. E' una bella lotta che somiglia alla guerra tra l'istinto animale e la forza dell'individualità propria di noi umani. Una vocina spinge verso la moltiplicazione di sè, l'altra verso la conservazione. Moltiplicarsi vuol dire anche andare oltre la propria visuale individuale, per aprirsi in modo imprescindibile, indelebile, all'altro e ai suoi bisogni. Non si tratta né di egoismi né di altruismi o simili. Le due cose coesistono in qualsiasi nostra scelta, e rimandano sempre al tentativo di trovare il nostro posto nel mondo, un posto che ci consenta di vivere al meglio che riusciamo. SI tratta piuttosto di decidere se restare in sé, appropriandosi della propria vita e prendendo da questo mondo ciò che è solo per noi, oppure aggiungere a questo la possibilità di dimenticarsi di sé, perché qualcun altro, inerme e bisognoso, possa beneficiare della nostra esistenza. Due scelte altrettanto dignitose, diverse, belle e imperfette, come tutta la vita d'altronde.
Nessuno al mondo ci chiede aiuto come i nostri figli piccoli, nessuno ha diritto alla stessa cura e attenzione. Nessuno, perché nessuno è così fragile. I figli non sono alla pari, e noi siamo chiamati ad avvicinarli al mondo. E' un'esperienza ricca, che dà e toglie nello stesso tempo. Non c'è nulla di idilliaco né di terribile. Come il resto della vita, è una possibilità. Molti che vi entrano, non immaginano la propria vita altrimenti.
Io credo si possa attendere il momento in cui questa "chiamata" si faccia più presente. Lei è molto giovane e mi colpisce il suo conflitto. Immagino dietro vi siano delle spinte contrastanti, forse legate all'ambiente in cui vive.
Caro Marco, si senta libero di godere della sua vita in ogni sfumatura. Si conceda di assaporare ogni momento con il massimo del gusto; e adesso, quindi, si lasci pure sedurre dal lavoro e dalla vita da single, senza pensare a ciò che in questo momento non sente e non c'è. Se un giorno le verrà voglia di prolificare, la riconoscerà, lo farà, e saprà adattarsi alla nuova vita con gaudenza e benessere. Questo è il modo in cui io penso volentieri alla vita.
|